(RECE) Colombia: 2-Cali
Ecco la Seconda tappa: Cali.
Nel frattempo sono stato anche a Medellin, Cartagena, qualche pueblito e
anche un week-end nella vicina Venezuela.
Fra un'oretta mi avvio in bus verso la parte finale del viaggio, le
spiagge caraibiche del Nord.
Tutto fila liscio, a parte i giorni che stanno paurosamente diminuendo!
Hasta luego a todos,
Pime
2 – CALI
Spostamento in autobus (10 ore) a Cali, 3^ citta’ del paese, nel
sud-ovest, regione “Valle del Cauca”. Quest’ultima e’ una delle zone dove
viene segnalata la presenza della guerriglia e dei paramilitari, e infatti
in strada si nota la sempre piu’ massiccia presenza di militari
dell’esercito, in mimetica e con mitra in mano.
Nelle zone montane addirittura si incontra un militare di guardia ogni
100-200 mt.
A questo punto e’ doveroso aprire una parentesi sulla situazione politica
colombiana, se si vuole capire meglio cosa succede in questo paese da
quasi mezzo secolo. Per descrivere il colore della sabbia del mare c’e’
sempre tempo.
Fra i gruppi guerriglieri presenti, i maggiori (con un totale di 25.000
unita’) sono le F.A.R.C. (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia),
nate dal Partito Comunista Colombiano e inizialmente sostenute dalla
Russia, e l’E.L.N. (Ejercito de Liberacion Nacional), filocubani.
Perso l’appoggio di Mosca e Cuba, i guerriglieri oggi si finanziano con le
rapine, i sequestri e i taglieggiamenti ai produttori di *****, perdendo
per strada anche i primi ideali politici e di conseguenza anche l’appoggio
della popolazione.
A loro si contrappongono l’Esercito regolare dello Stato ma anche i
sanguinosi paramilitari (A.U.C.- Autodefensas Unidas de Colombia),
esercito privato orientato a destra, che puo’ contare sull’appoggio non
sempre nascosto dell’esercito regolare. Spesso vengono proprio usati da
questi ultimi per i lavori piu’ scomodi. Sono responsabili di orrendi
massacri di civili sospettati di collusione con i guerriglieri.
L’attuale Presidente (filoamericano) Alvaro Uribe Velez si vanta di aver
reso piu’ sicuro il paese ma la sua azione si e’ limitata a militarizzare
il territorio, senza cercare minimamente di eliminare le cause che, da
quasi 50 anni, hanno creato una vera e propria guerra civile.
Qualche cifra. Ogni anno: 30.000 omicidi, piu’ di 3.000 sequestri (fra i
quali anche stranieri), quasi 200.000 “desplazados”, cioe’ contadini e
indios costretti ad abbandonare le proprie terre devastate dalla guerra.
E in tutto questo la *****, che e’ la prima cosa alla quale si pensa
quando si sente nominare la Colombia, non c’entra granche’. La prima
grande causa del conflitto e’ la profonda ingiustizia sociale presente
quasi in ogni settore della societa’ colombiana.
Alcuni giorni fa ho fatto un interessante chiaccherata con un caleño
(abitante di Cali), laureato in Ingegneria Agraria. Ora e’ disoccupato, ma
la sua famiglia ha diversi ettari di terra vicino alla citta’. Terra
fertilissima, che per il clima che c’e’ qui puo’ avere raccolti tutto
l’anno. Il suo sogno e’ avviare un’impresa agraria sulla sua terra,
coltivandola intensamente. Mi dice pero’ che l’unico problema e’ il fatto
che il terreno si trova proprio in mezzo a due grandi latifondi i cui
proprietari, se solo si azzarda a coltivare piu’ dei quattro pomodori e
lattughe che ora coltiva la sua famiglia, non tarderebbero a piazzargli
una pallottola in testa. “Aquí’ funciona asi’ ”, mi dice. E’ gia’ tanto
che gli abbiano ancora lasciato la proprieta’ di quel terreno.
Che la guerra civile e il narcotraffico continuino fa comodo a molti.
Fa comodo al Governo che si serve spesso dei paramilitari per eliminare
personaggi scomodi come oppositori politici, sindacalisti e giornalisti.
Tant’e’ che le statistiche attribuiscono l’80% delle violazioni dei
diritti umani ai paramilitari e solo il 20% ai gruppi guerriglieri.
Fa comodo agli USA, per i quali la ipocrita “lotta al narcotraffico” e’ la
maschera che usano per la loro politica commerciale e di dominio sul
territorio.
Il petrolio colombiano viene estratto dalle multinazionali americane e
inviato al loro paese pagando un prezzo bassissimo allo stato colombiano.
E lo stesso succede per i ricchi giacimenti di pietre preziose.
In cambio gli USA forniscono anche armi e addestramento militare
all’esercito, in modo che possa difendere i loro stabilimenti.
*****, petrolio, armi, potere. Alla fine le guerre vengono alimentate
sempre dagli stessi elementi.
Per la cronaca, la Colombia e’ l’unico paese Sud-Americano che ha
appoggiato gli Usa nella guerra all’Iraq.
Chiusa parentesi.
Anche questo autobus e’ guidato dal solito pazzo, pur se stiamo scendendo
dai 2.600 mt di Bogota’. Mi colpisce soprattutto il fatto che quando la
strada e’ libera vada ad andatura abbastanza normale, ma appena abbiamo
davanti un’auto o, peggio ancora, un altro bus o un tir, arrivi
immediatamente l’istinto pluriomicida, con sorpassi che fanno trattenere
il respiro (e pregare).
Il bus e’ pieno. A fianco a me ci son due simpatici bambini seduti uno
sopra l’altro, e nei due sedili dall’altra parte c’e’ la madre con altri
due bambini in braccio, piu’ un altro passeggero. I bravi bambini
naturalmente salgono sul pulmann con bottigliette di aranciata, patatine e
pasticci vari che ingurgitano rapidamente nei primi minuti.
Appena Battista l’autista prende coscienza di avere sotto il sedere un
pulmann con piu’ di 50 persone e inizia cosi’ a correre sui tornanti
mozzafiato delle Ande, i bravi bambini iniziano, a volte a turno e a volte
tutti insieme, a vomitare nella loro bella bustina gentilmente distribuita
da Battista poco prima. Talvolta pero’ lo stimolo gli giunge cosi’ rapido
che non fanno in tempo a centrare la bustina, cosa che capita anche al
bambino a fianco a me e proprio nell’esatto momento in cui gli viene anche
la tosse. Come risultato mi fa la doccia di vomito nella gamba destra, ma
per non farlo sentire ancor di piu’ a disagio non lo asciugo e lascio
cosi’ seccare sui pantaloni quei bei pois gialli di
patatine/aranciata/succo gastrico. La madre, non facendo piu’ in tempo a
pulirne uno che subito iniziava l’altro, scoppia a piangere. Arriva
provvidenziale una sosta in un bar, che permette all’allegra famigliola di
ricomporsi e al sottoscritto di prendere una boccata d’aria fresca e meno
acida. Poi ci facciamo qualche foto tutti insieme e tutto passa (infatti
alla fermata successiva ricomprano le patatine!).
A Cali, nella Guest House dove alloggio, ci sono ragazzi Israeliani,
Inglesi, Australiani, Americani, Tedeschi e un italiano. Una sera incontro
quest’ultimo nella reception e parliamo un po’ di viaggi. Dopo un po’ mi
fa: “Io ti conosco... tu sei PIME della Sardegna”.
“GULP! E tu come lo sai???!”
Pensandoci bene capisco tutto. Un anno fa avevamo dialogato un po’ in
internet su un NewsGroup di viaggi (IHV), senza pero’ conoscere mai i
nostri nomi reali.
Lo dico sempre io, il mondo e’ troppo piccolo!
Cali e’ considerata la capitale colombiana della Salsa, e questo e’ il
motivo principale della mia visita. Capita pero’ proprio nella “Semana
Santa”, dove in Colombia si sta chiusi in famiglia e non si esce. Chiudono
anche i locali notturni, compresi quelli salseri. Mi tocca quindi
aspettare il fine settimana, quando tutto riapre.
C’e’ un solo museo interessante da vedere, il “Museo Arqueologico La
Merced”, con una ricca collezione di ceramiche precolombiane, una mummia
con ancora la pelle e i capelli (e sembra abbia anche il “coso” – e’ un
maschio) e una curiosa sala con esposte maschere carnevalesche
Sud-Americane ed alcune europee. Una sola proviene dall’Italia, ed
esattamente dalla... Sardegna! (Mamuthones di Mamoiada).
La Lonely Planet cita come molto interessante anche il parco zoologico (il
piu’ grande della Colombia) e un pomeriggio vado a visitarlo, se non altro
per vedere i mammiferi che l’anno prima, pur andando sia nella Savana (Los
Llanos) che nella Giungla (foresta amazzonica) Venezuelane non era stato
possibile vedere. Ma si rivela il solito zoo con animali tristi in gabbia.
Una sera esco con l’Inglese e il Tedesco dell’hotel, e con due loro amiche
colombiane. Carl (di Londra) e’ il piu’ esuberante di tutti, e lo diventa
ancor di piu’ dopo che, all’incirca ogni mezz’ora, aspira con il naso
alcune striscette bianche. Innaffia poi il tutto con mezzo litro di
“Aguardiente”, e all’una lo facciamo riportare da un taxi in hotel! Non
connette piu’.
Sera successiva fra italiani, con l’altro italiano dell’hotel e il Dj
Francesco, milanese che dopo un anno in giro per il Sud-America si e’
stabilito qui a Cali dove ha aperto una boutique di abbigliamento, insieme
alla ragazza colombiana che gli disegna i vestiti. Ci fa conoscere un po’
di locali della citta’ dove non c’e’ l’ombra di altri turisti.
Ma l’appuntamento clou (per me) e’ il sabato notte, quando riaprono le
discoteche di salsa.
Sabato dovrebbe esserci anche la “Chiva”, un pulmino colorato che, con
un’orchestrina di musica (salsa!) dal vivo, scarrozza un gruppo di
passeggeri per la citta’, con tanto di pista da ballo, spuntino e
bottiglia di Aguardiente compresa!
Ma, dopo varie ricerche, mi dicono che oggi la Chiva non parte perche’ e’
la “Semana Santa” e non c’e’ un gruppo di persone sufficente. Ad ogni modo
mi reco ugualmente al punto della partenza, previsto per le 20 ma, dopo
un’ora di attesa, di Chiva non se ne vede neanche l’ombra.
Alle 20:00 e 1 secondo alzo i tacchi e me ne vado (e per di piu’ piove!).
Mi rifugio in un bar del centro e mi rincuoro con una bottiglietta di
“Club Colombia”, birra locale. E siccome una non basta a farmi dimenticare
la “Chiva” persa dopo averla aspettata per una settimana, ne aggiungo ben
presto altre 3. E ecco che, nel bar, alcune coppie iniziano a ballare
(sempre salsa) e dopo un po’ la pista si anima. Invito una ragazza a
ballare e, anche se qui ballano una salsa completamente diversa da quella
da me studiata, mi accontento. “Tanto la Chiva e’ persa ormai”, penso
spesso.
Conosco cosi’ Liliana e una sua amica, due studentesse di Bogota’, e poco
dopo arrivano tre loro amici brasiliani. Il gruppo cresce rapidamente e
decidiamo di spostarci in un altro locale. Appena usciamo dal bar... cosa
passa in strada? Una Chiva allegra e festante, con tanta gente che balla
dentro!!! Grunt!
Siccome i brasiliani chiaramente non ballano salsa, finiamo in una
discoteca con musica techno, e per di piu’ poco prima di entrare fa
irruzione la polizia. Tutti, faccia al muro e mani in alto, veniamo
perquisiti accuratamente.
All’interno della disco, i brasiliani decidono di comprare una bottiglia
di rum che, aggiunto alla mia precedente birra, fanno alzare
eccessivamente il mio tasso alcolico del sangue.
Stufo della techno, decido di andare a Juanchito, un quartiere periferico
dove sono raggruppate le piu’ importanti discoteche di salsa. Prendo il
taxi e, dopo una quindicina di minuti, arrivo a Juanchito, riaperto solo
oggi dopo la settimana di riposo. Sono le 3 di notte ed e’ pieno di gente
da tutte le parti, luci, musica, una baraonda generale. Ma mi accorgo solo
ora di aver finito i soldi, ne ho a malapena per pagare il taxi. E poi
come ritorno? UFF!
A malincuore faccio fare dietro-front al taxi e mi faccio riaccompagnare
in hotel a prendere le carte di credito, e poi mi avvicino ad alcuni ATM.
Ma, complice l’alcool, sbaglio digitando i codici pin e mi si bloccano
tutte e 2 le carte. Ho aspettato la notte salsera tutta la settimana e
sono ora costretto a rientrare in hotel perche’ non ho piu’ un soldo.
Oggi e’ la notte di Pasqua. E’ incredibile come a volte gli eventi si
ripetano. Esattamente un anno fa, la notte di Pasqua, un episodio analogo
mi capito’ in Venezuela dove, rimasto senza soldi, avevo dovuto dormire su
una panchina di un’inquietante stazione di autobus in quanto nessun hotel
mi aveva voluto far credito.
Rientrando in hotel, il solito trans presente al solito angolo dell’hotel
mi elenca come di consueto tutte le sue virtu’ e arti varie ma questa
volta, anziche’ ignorarlo, lo zittisco dicendogli che non ho piu’ soldi e,
per dimostrarglielo, gli regalo gli ultimi 2000 pesos che ho in tasca.
Cosi’ ora non ho piu’ davvero un soldo. Domani ci pensero’!
Domenica (ragionando meglio) risolvo tutto telefonando a Milano. E per di
piu’ vengo a sapere che Juanchito apre anche oggi! Wow!
Cosi’ domenica notte, con le tasche strapiene di pesos, ritorno a
Juanchito dove finalmente riesco a poggiare piede.
Prima discoteca, la piu’ esclusiva (e che proprio per questo mi attira di
meno): Chango’.
Due perquisizioni di seguito all’ingresso. “Ma perche`?” gli chiedo
inutilmente. Dimenticavo che a Bogota’, per esempio, la percentuale di
armi illegali presenti e’ una ogni 7 abitanti, e credo che qui a Cali non
saranno da meno.
L’altro giorno ho visto in un locale un cartello con scritto “E’ vietato
entrare con armi, grazie”, come da noi si scrive “E’ vietato fumare” o
“Vietato entrare con cani”.
Dentro e’ tutto lussuosissimo. Uomini in giacca e cravatta e donne in
abito da sera e tacchi. Due piste da ballo e ottima musica. Osservo un po’
tutto e dopo cinque minuti me ne vado. Prima di uscire entro un attimo in
bagno. Mi sciacquo le mani e mi accorgo che c’e’ un cameriere nero, con
camicia e denti bianchi e papillon nero, che strappa i fogli di carta dal
rotolo e li porge per asciugarsi le mani, cantando a squarciagola la salsa
che si sta ballando in pista.
Non oso entrare al cesso per il timore di trovarci un altro cameriere che
mi porge la carta igienica!
Seconda discoteca: Agapito.
Questa mi dicono che e’ piu’ popolare e mi attira di piu’. E infatti
dentro tavoli e sedie sono in plastica, una sola pista, molte meno luci.
Ma si entra in coppia e, anche se mi fanno passare, ci sono solo coppie
dentro. Una delle prime cose che mi hanno consigliato in tanti e’ di non
ballare MAI con una ragazza se e’ presente il ragazzo nel locale. E’ molto
pericoloso in Colombia. Una birretta e via in un altro locale.
Terza discoteca: Senegal.
Non capivo perche’ questa me la consigliassero soprattutti i ragazzi. Dopo
che entro lo capisco. Alternato a salsa e merengue c’e’ ogni tanto qualche
spogliarello femminile. Altra birretta e me ne rientro, domani devo
partire presto. Juanchito l’ho visto, non ho altro da fare qui.
Adiòs, Cali.
CONTATTI (1 euro = 3020 pesos)
Guest House Iguana: Posto letto 14.000 pesos – Stanza doppia senza bagno
20.000 pesos.
Autobus Bogota’ – Cali: 45.000 pesos (normalmente 12 ore, con autista
kamikaze 10 ore!).
--
questo articolo e` stato inviato via web dal servizio gratuito
[url]http://www.newsland.it/news[/url] segnala gli abusi ad [email]abuse@newsland.it[/email]
|